Spazi svelati e celati al tempo stesso.
Scorci di una dimensione che forse appartiene all'intimo di ciascuno, per questo intrigante.
Cosa abbiamo dimenticato in quei deserti di oggetti?
Oppure, anche un invito: lasciar spazio all'immagine di noi proiettata in un mondo parallelo, quasi una sorta di filmico flash back rivelatore.
Il bianco radiante, è qui non tanto il colore della purezza, ma il colore della totalità e di straniante assenza, ma anche del passaggio, del lutto e, al tempo stesso, del ritorno.
Il bianco, il colore, diventa quindi lo strumento dell'artista; una sorta di 'radiazione di fondo', disturbante, presente, costante, che sembra volerci accompagnare in un viaggio a ritroso nell'inconscio; quasi a dire che il custode di quei ricordi, di quei segreti altri non è se non il nostro intimo.
Mimesi aristotelica, in cui il bianco torna a essere, allora, elemento purificatore delle nostre passioni.
Il gioco dell'arte si fa coinvolgente, attivo: lo spettatore è chiamato a dare un senso all'immagine dell'artista in un circuito aperto, costruttivo e spiazzante al tempo stesso; aprirsi attraverso l'esperienza dell'Altro, l'"Altro" inteso sia come l'immaginario dell'artista, sia inteso come il nostro subconscio.
Queste sono le immagini di Paolo Buzzi, vive e lavora a Ravenna.
So di un luogo dove sedermi, acrilico su tela, 120 x 120 cm |
Segreta imbarcazione, acrilico su tela, 120 x 120 cm |
Così di nessuno, acrilico su tela, 120 x 120 cm |
Ti voglio confidare un segreto, acrilico su tela, 120 x 120 cm |
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